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Sulla riforma degli Ordini le proposte degli Avvocati

Maria Carla De Cesari, Il Sole 24 Ore, 04/02/2004

Abbandonata in un cassetto la proposta di riforma elaborata dalla commissione presieduta dal sottosegretario Michele Vietti, gli Ordini - con realismo - si confrontano con il progetto della commissione Giustizia del Senato. Sul testo il Consiglio nazionale forense (Cnf) ha messo a punto una serie di emendamenti che puntano a difendere «la specificità dei singoli ordinamenti professionali», a rafforzare il potere degli Ordini e a circoscrivere la possibilità di esercizio delle professioni "libere" non comprese nell'articolo 2229 del Codice civile. La mossa del Cnf, dunque, rompe gli indugi degli Ordini, che per mesi, inascoltati, hanno chiesto al Governo di far propria la bozza Vietti. In quel testo, infatti, sono state recepite molte delle istanze delle professioni ordinistiche, mentre il risultato è stato avversato da gran parte delle associazioni non riconosciute. Il punto centrale della contrapposizione è il divieto, per i professionisti non iscritti in Albi, di esercitare «attività qualificanti» per gli appartenenti agli Ordini. Infatti, questa espressione - riproposta dal Cnf come emendamento al testo del Senato - allarga, in modo indefinito, gli ambiti in cui si potrebbe configurare il reato di esercizio abusivo della professione. Il Consiglio nazionale forense, presieduto da Remo Danovi, si propone di recuperare alcuni capisaldi del progetto Vietti, come il "controllo" degli Ordini anche per i professionisti dipendenti, qualora il rapporto subordinato sia consentito dagli ordinamenti. Il ruolo degli Ordini, per il Cnf, deve essere rafforzato per quanto riguarda l'accesso e la formazione. Recepiti anche i minimi inderogabili, là dove la proposta della commissione Giustizia parla solo di «corrispettivi massimi» a tutela del cliente. Rilevanti le proposte del Cnf in materia di giurisdizione: sono fatte salve quelle speciali attualmente esistenti dei Consigli nazionali (come il Cnf), sulle cui decisioni è ammesso solo il ricorso alle sezioni unite della Cassazione per violazioni di legge. Per quanto riguarda l'esercizio collettivo della professione, il Cnf richiama la disciplina delle società tra avvocati (decreto legislativo 96/2001). Inoltre, l'eventuale partecipazione di soci terzi deve essere prevista dai regolamenti approvati dai Consigli nazionali (il ministero della Giustizia è chiamato "solo" a verificarne la rispondenza con la riforma). Ai terzi è ritagliato esclusivamente il ruolo di soci accomandanti. Infine, il vertice degli avvocati chiede al Governo di approfittare della delega contenuta nel progetto del Senato per individuare anche «materie riservate». A questo punto occorrerà vedere come procederà la discussione in commissione Giustizia del Senato. «Il termine per gli emendamenti - spiega uno dei due relatori, Mario Cavallaro - è scaduto senza che il Governo avanzasse una proposta. In settimana vedremo come procedere».



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