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Monti: ultimatum sulle riforme

Il Sole 24 Ore, 11/02/2004

Dare un colpo di acceleratore alla liberalizzazione delle professioni in Europa, in modo da eliminare tariffari fissi o raccomandati che non siano strettamente motivati da un interesse generale e rimuovere ogni ingiustificato ostacolo alla pubblicità e all'aggregazione di professionisti. Sono questi gli obiettivi perseguiti dal «Rapporto sulla concorrenza nei servizi professionali», presentato ieri da Mario Monti e adottato dalla Commissione europea, sotto forma di comunicazione. L'attenzione è stata mirata per ora su sei categorie: avvocati, notai, contabili, architetti, ingegneri e farmacisti. Ma il Rapporto Monti chiarisce che «conclusioni analoghe valgono anche per professioni affini (ad esempio consulenti fiscali e agenti immobiliari)», mentre le attività mediche non sono state incluse. Cinque sono le classi principali di regole potenzialmente restrittive nel mirino di Bruxelles: prezzi vincolanti; tariffe raccomandate; pubblicità; requisiti di accesso alla professione e diritti di esclusiva; strutture aziendali e pratiche multidisciplinari. La terapia scelta da Monti non è però traumatica, ma graduale. Da Bruxelles non è destinata a sprigionarsi una pioggia di inchieste anti-cartello nei confronti degli Ordini o di procedure d'infrazione (che continueranno a essere condotte solo in ambiti circoscritti). Ma parte, invece, un accorato appello agli Stati, alle Autorità antitrust nazionali e alle organizzazioni professionali a modificare le regole, per rimuovere le troppe restrizioni alla concorrenza ancora esistenti. Una strategia scelta anche perché dal 1° maggio, in concomitanza con l'entrata dei nuovi dieci Paesi nell'Unione, si comincerà ad applicare un nuovo regolamento più decentrato in materia di antitrust, che attiverà il network europeo delle Autorità nazionali. E l'ambito delle libere professioni viene ritenuto, per la moltitudine di sfaccettature nazionali, proprio un territorio tipico di intervento dei Garanti della concorrenza. Nel 2005 la Commissione si riserva però di fare un check up dei progressi nell'eliminazione delle regole restrittive e ingiustificate. E, a quel punto, se riterrà insoddisfacenti le riforme ottenute con questa strategia "soft" e decentrata, potrà eventualmente scendere in campo con provvedimenti più centralizzati e coercitivi. Il "Rapporto Monti" si muove sull'onda di uno studio effettuato un anno fa dall'Istituto di studi avanzati di Vienna sulle professioni e di un costante dialogo con consumatori e professionisti, culminato a fine ottobre in un'audizione pubblica a Bruxelles. E prospetta un processo di graduale liberalizzazione che dovrebbe essere sostenuto anche dalla proposta di direttiva per facilitare la concorrenza transfrontaliera sui servizi, appena presentata dal commissario al Mercato interno, Frits Bolkestein. Intanto, domani l'Europarlamento dovrebbe approvare la direttiva sul riconoscimento delle qualifiche. Secondo la Commissione, in Europa «le restrizioni sono ancora numerose e mancano spesso di giustificazioni oggettive». L'Italia e la Germania, per esempio, continuano ad applicare tariffe minime, a volte accompagnate da prezzi massimi, ad architetti, ingegneri e avvocati. Ma per Bruxelles l'esperienza dei Paesi che hanno abolito queste restrizioni, come la Francia sui servizi legali e il Regno unito per la progettazione edile, dimostrerebbero che «il controllo delle tariffe non è uno strumento essenziale per assicurare standard di alta qualità». E il divieto imposto a certe categorie di professionisti ad autopromuversi con la pubblicità o ad aggregarsi in imprese multidisciplinari, in molti casi, si scontra con le esigenze dei consumatori. «Il settore dei servizi è il principale motore della crescita nell'Unione e i servizi professionali ne sono parte importante - ha commentato ieri Monti - Un alleggerimento delle regole delle professioni, permetterà di offrire servizi più competitivi ai consumatori e alle imprese e contribuirà ad aumentare la competitività dell'Europa, in linea con l'agenda di Lisbona». Il rapporto ricorda che i servizi rappresentano il 54% del Pil e il 67% della forza lavoro europea. E che all'interno di questa percentuale le attività professionali e imprenditoriali nel 2002 hanno occupato oltre dieci milioni di persone, ovvero il 6,4% della forza lavoro e il 10% di quella altamente specializzata. Generando un fatturato di circa 980 miliardi di euro. Quanto all'impatto economico sulle imprese dei servizi professionali, la Commissione Ue ha citato una stima dell'Antitrust italiano che vi attribuisce una media dei 6% dei costi delle aziende esportatrici. Un fardello che il processo di liberalizzazione progressiva, prospettato da Monti, cerca ora di ridurre.



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