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Articolo 34: ultimo atto

a cura di Rolando Ciofi, pubblicata il 01/10/2005

Abbiamo consegnato l’art. 34 L. 56/89 alla storia della professione. Il Consiglio di Stato ha accolto il ricorso più controverso nonché alcuni altri paralleli. Ancora pendente qualche ulteriore ricorso che ragionevolmente seguirà a breve la stessa strada. Si chiude così una storia difficile durata oltre dieci anni. Una storia che ha visto il diritto sacrosanto di alcuni colleghi umiliato dalla dirigenza della professione. Una storia che ha visto il Mo.P.I. impegnarsi a favore di pochi, pochissimi colleghi, pagando il prezzo dell’ostracismo. Una storia che ha visto l’Ordine Nazionale annaspare e non intervenire con tempestività aprendo così il varco a posizioni talvolta anche dubbie. Che ha visto il Mo.P.I. concordare con l’allora presidente del CNOP una legge di chiusura di tale varco. Che ha visto l’Università contro il Ministero, sottosegretari attenti, funzionari arroganti, giudici distratti, ordini soccombenti, soci del Mo.P.I. seccati o imbarazzati e un fiume di ricorsi, ordinanze, appelli, comparse, memorie... Una storia fondativa che rimarrà, nel bene e nel male, nell’identità della comunità professionale.

Ora la mia speranza è semplice. Che la comunità professionale riconosca, come deve, la superiore potestà dello Stato. Ai sensi della normativa vigente tutti i “trentaquattristi” sono Psicologi a tutti gli effetti.

Mi auguro che il gruppo dirigente della professione sappia svolgere il suo ruolo con senso istituzionale. Mi auguro anche che per i “trentaquattristi” essersi liberati da questa “spada di damocle” che pesava sulle loro teste da oltre un decennio rappresenti un ulteriore stimolo per una crescita culturale e professionale condivisa con l’intera comunità.



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