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Mediazione professionale: uno scontro tra corporazioni o una vera riforma? La psicologia professionale può dire la sua

di Rolando Ciofi, pubblicato il 07/04/2011, fonte Mo.P.I.

tag: mediazione civile, conciliazione, L. 28/2010, D.Lgs. 180/2010

La mediazione professionale, in conformità alla legge 28/2010 ed al successivo Dlgs 180/2010 è appena diventata operante, con tutto il suo impatto rivoluzionario sul processo civile, e già si delinea, duro, uno scontro che riguarda la politica, le corporazioni, l'idea del funzionamento dello Stato e della Giustizia Civile. Ricordiamo per grandi linee di che cosa si tratta: Ai sensi dell'Art. 1 Legge 28/2010: Mediazione è 'l'attività, comunque denominata, svolta da un terzo imparziale e finalizzata ad assistere due o più soggetti sia nella ricerca di un accordo amichevole per la composizione di una controversia, sia nella formulazione di una proposta per la risoluzione della stessa'.

Il Mediatore è 'la persona o le persone fisiche che, individualmente o collegialmente, svolgono la mediazione rimanendo prive, in ogni caso, del potere di rendere giudizi o decisioni vincolanti per i destinatari del servizio medesimo'.


La Conciliazione infine è 'la composizione si una controversia a seguito dello svolgimento della mediazione'.

Ora si fronteggiano tre posizioni:

1. Si tratta dell'ennesima formalità del tutto inutile, che nulla cambia e che nulla cambierà. Dal 22 Marzo 2011 in poi hi vorrà adire una causa civile, semplicemente dovrà rivolgersi, in maniera formale, ad un organismo di conciliazione. Senza nessuna volontà reale di conciliare, ma semplicemente perché la legge prevede questo passaggio. Un 'lacciuolo' in più. Tipico del bizantinismo patrio. In ogni caso poi le vere questioni continueranno ad essere decise dai Tribunali.

2. Si tratta di una riforma importante in quanto si tenteranno vie alternative all'attuale processo civile. Con conseguente sgravio del carico di lavoro dei Tribunali. Tecnici competenti nelle varie materie (ingegneri e periti in ambito condominiale ed infortunistico, architetti in campo ambientale, periti agrari nelle controversie relative ai conflitti tra aziende agricole, avvocati per quanto riguarda le successioni, medici per il danno da responsabilità medica, giornalisti per il danno da diffamazione a mezzo stampa etc..) riusciranno a dirimere contenziosi nelle rispettive materie.

3. Si tratta di una riforma rivoluzionaria, in quanto da una sconfitta o da una vittoria certa (ogni sentenza è una sconfitta per la parte soccombente , ogni sentenza è una vittoria per la parte vincente) si passa ad una 'equivittoria' in quanto le parti, rinunciando al contenzioso, raggiungono un accordo. Con grande risparmio di energie e risorse per l'amministrazione della giustizia e per la società tutta.

Sono punti di vista diversi.

Il primo punto di vista è quello assunto dalla corporazione degli avvocati. Che ha da perdere (in termini di diminuzione dei contenziosi) dal fatto che la mediazione civile funzioni. E che, nel versante della buona fede, pensa che le questioni di diritto, quand'anche civile, non possono che essere risolte davanti ad un Giudice.

Il secondo punto di vista è quello della tecnocrazia. Che pensa alla mediazione come ad un 'giudizio da parte di chi è competente'. E' la posizione di chi vede, da parte dei 'competenti' un ruolo attivo e sostitutivo, almeno in certi ambiti, all'interno del giudizio. Un incremento di potere da parte dei tecnici, una diminuzione di potere da parte della magistratura togata e della avvocatura.

Il terzo punto di vista è, a mio avviso, il più rivoluzionario (ma io faccio lo psicologo). E' il punto di vista di chi ritiene che in un contenzioso civile i torti e le ragioni siano relativi. E che interesse dello Stato, nonché dei soggetti interessati, non sia decidere chi ha torto e chi ha ragione, bensì quello di trovare una intesa tra le parti. Mediata, parziale, perfettibile, discutibile... ma sottoscritta ed accettata da chi alla fine vi approda.

Noi non sappiamo di come si evolverà, in concreto, la prassi e la norma della mediazione professionale. Possiamo però fare delle illazioni con caduta sulla politica delle professioni.

Se l'evoluzione sarà quella descritta al punto 1 i veri mediatori saranno gli avvocati. Quelli dello sciopero contro la legge e che, pur senza modificarla poichè ormai non sembrano averne il potere, vorrebbero semplicemente trasformarla in una formalità.

Se l'evoluzione sarà quella descritta la punto 2 i veri mediatori saranno gli Ingegneri, i Periti, gli Architetti, gli economisti etc.. che in qualche modo si affermeranno come una nuova 'Magistratura Tecnica' all'interno del processo Civile.

Se l'evoluzione sarà quella di cui al punto 3 i veri mediatori saranno gli psicologi ed i counselor, in quanto la mediazione verrà intesa, così come già oggi è la mediazione familiare, come un'arte maieutica... il favorire nelle parti la capacità autonoma di una risoluzione di un conflitto.

Naturalmente sono partigiano ma credo che questo ultimo sia il vero spirito della legge. Una trasformazione della società in senso evolutivo. La rinuncia ad affidarsi ad una decisione dell'autorità relativamente ai propri personali conflitti a vantaggio di una capacità in prima persona di gestirli. Magari con l'aiuto di un tecnico che non è un 'esperto' che decide per te. Bensì un competente che ti aiuta a prendere le tue decisioni. Che sono tue e solo tue.

Non vi è dubbio che la psicologia professionale sia interessata a tutto questo. Apriamo un dibattito.



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