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Convenzioni
Qualifiche professionali targate UE
Italia Oggi, 12/01/2004
È una rivoluzione per il mondo delle professioni: l'europarlamentare Stefano Zappalà commenta così la nuova direttiva che a partire dal 12 gennaio sarà votata in prima lettura a Strasburgo. La norma, della quale Zappalà è il primo ideatore e relatore, riformerà, ma soprattutto uniformerà a livello europeo, le regole per il riconoscimento delle qualifiche professionali. Per i professionisti abituati a girare per l'Europa sarà più facile lavorare: il reciproco riconoscimento delle qualifiche sarà più semplice e più veloce, in alcuni casi addirittura automatico. Insomma, si allentano i lacci e lacciuoli che finora hanno reso complicata la fornitura di prestazione negli altri stati membri, nonostante la libera circolazione dei lavoratori sia uno dei principi dell'Unione europea.
I criteri che hanno ispirato la direttiva saranno illustrati dall'onorevole Zappalà ai periti industriali della Toscana, che attraverso i collegi provinciali della regione hanno organizzato una serie di incontri (oggi ad Arezzo, domani a Pisa e sabato 17 gennaio a Firenze) proprio per illustrare i contenuti del provvedimento importantissimo per l'intera categoria. ´La direttiva', spiega Zappalà, ´introduce alcuni elementi assolutamente innovativi: prima di tutto, vengono riconosciute a livello giuridico le professioni intellettuali, differenziandole e separandole nettamente dalle attività artigianali, tecniche e commerciali a carattere imprenditoriale. Le professioni intellettuali vengono riconosciute sulla base dell'ammissione del carattere di pubblica utilità di queste attività, che sono regolate proprio per questi motivi anche da codici deontologici. Ma altre novità importantissime sono l'armonizzazione delle regole a livello comunitario, la definizione dei livelli di qualifiche, la semplificazione delle procedure, la fortificazione dei presidi territoriali, l'istituzione della Consulta europea delle professioni, che di fatto sancirà la nascita di vari super-ordini professionali continentali'. Il mondo delle professioni si avvicina dunque a una svolta epocale. Ma quali sono i tempi necessari per il grande cambiamento? Dopo l'esame in aula in prima lettura, il testo della direttiva dovrà passare al vaglio del Consiglio d'Europa. Quindi tornerà in aula per l'approvazione definitiva. E a quel punto la direttiva entrerà in vigore.
´È impossibile fare previsioni precise sulla durata complessiva dell'iter legislativo', aggiunge Zappalà, ´ma io personalmente spero che tutto questo percorso si riesca a ultimare entro la fine del 2004, magari anche prima'.
La nuova normativa, che abrogherà di fatto le 15 differenti direttive che attualmente regolano il settore con molta confusione per i professionisti interessati e per i fruitori delle prestazioni (cioè la collettività), è il frutto di mesi e mesi di consultazioni fra autori del testo e parti interessate in tutti gli stati membri.
E secondo Armanda Bianchi Conti, dirigente del dipartimento delle politiche comunitarie della presidenza del consiglio, il testo predisposto ´recepisce tutte le indicazioni fornite dai tecnici del governo italiano nel corso delle consultazioni svolte a livello europeo per arrivare a una direttiva ampiamente condivisa e di facile applicazione in tutti gli stati membri'.
Che cosa cambierà concretamente? Prima di tutto, gli stati membri, secondo il testo della direttiva, sono tenuti a riconoscere il diritto alla libera prestazione ai professionisti cittadini comunitari. Il riconoscimento delle qualifiche sarà automatico quando la professione in questione è regolamentata in entrambi gli stati. Nel caso invece che nel paese di provenienza per la professione in questione non sia prevista la regolamentazione richiesta nel paese ospitante, allora il professionista può essere ugualmente autorizzato a prestare i servizi professionali a patto che abbia maturato un'esperienza almeno biennale (documentata) maturata nel paese di provenienza.
La libertà di fornitura dei servizi è comunque a tempo determinato: può durare al massimo 16 settimane, cioè quattro mesi. Poi, per continuare a lavorare come professionista all'estero, il cittadino comunitario deve avvalersi della libertà di stabilimento, che però, sempre nella nuova direttiva, prevede altri adempimenti. In particolare, con la nuova norma il campo di applicazione viene decisamente ampliato rispetto alle precedenti direttive (n. 89/48 e n. 92/51). E vengono semplificate le procedure per il riconoscimento dei titoli.
Per esempio, viene soppressa la possibilità, considerata dai giuristi troppo arbitraria, per uno stato membro di esigere per il riconoscimento dei titoli un'esperienza professionale al posto di una prova attitudinale o di un tirocinio di adattamento, qualora esistano differenze sostanziali fra le regolamentazione dei due paesi (provenienza e destinazione). È richiesta però la conoscenza della lingua, anche se la nuova normativa è flessibile: vengono previsti strumenti legislativi per agevolare la possibilità per il professionista di colmare le lacune linguistiche. ´Le nuove norme che regolano la libera prestazione dei servizi e la libertà di stabilimento permetteranno la circolazione delle professioni e non una meno proficua circolazione dei titoli', dice l'onorevole Zappalà. ´L'obiettivo della direttiva è di permettere la reale circolazione dei professionisti, evitando che la burocrazia possa limitare questo diritto dei professionisti, che comunque lavorano rendendo un importante servizio alla collettività'. La direttiva affronta anche uno dei problemi più caldi: come fare in modo che la norma possa essere applicata con facilità. Per permettere tutto ciò, la direttiva prevede il consolidamento e il potenziamento delle strutture di cooperazione e contatto fra gli stati membri, con l'attribuzione di nuovi poteri proprio per evitare che i professionisti restino impigliati nelle maglie della burocrazia. Prima di tutto, viene istituito l'obbligo per le autorità competenti degli stati membri di collaborare in maniera tale da rendere effettiva l'applicazione delle disposizioni della direttiva e per prevenire abusi nei confronti dei cittadini, siano essi i professionisti che forniscono i servizi o i fruitori degli stessi servizi professionali. La direttiva, entrando nello specifico, impegna i paesi membri a mettere i punti di contatto in condizione di favorire il reciproco riconoscimento delle qualifiche. Inoltre, nascerà un comitato unico, con sede a Bruxelles, per la gestione e l'applicazione della direttiva. La nuova struttura, che ingloberà e sostituirà gli attuali comitati sparsi per l'Unione, avrà un ruolo di coordinamento con l'attribuzione di specifici poteri di intervento e sarà un punto di riferimento non solo per le autorità competenti degli stati membri, ma anche per le associazioni di categoria e gli ordini professionali che dovessero rappresentare istanze da parte dei propri iscritti. Il comitato unico sarà composto da rappresentanti designati dagli stati membri e sarà presieduto dal rappresentante della Commissione europea.
I contenuti della norma, quindi, saranno illustrati nel dettaglio ai periti industriali dall'onorevole Zappalà, che nel corso della stesura del testo della direttiva si è tenuto costantemente in contatto con i vertici del Consiglio nazionale dei periti industriali, presieduto da Mariano Magnabosco, come testimonia la partecipazione dello stesso europarlamentare ai lavori del congresso nazionale di categoria di Porto Cervo. E specificatamente spiegherà il significato, molto importante per i periti industriali iscritti negli albi professionali, dell'emendamento alla proposta di direttiva approvato all'unanimità dalla Commissione giuridica del Parlamento europeo, che recita: ´Qualora nello stato membro di origine sia stato innalzato il livello di formazione previsto per l'accesso alla professione lo stato membro di destinazione consentirà ai professionisti che hanno avuto accesso alla professione sulla base del livello inferiore di ottenere il riconoscimento al livello superiore'.