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Convenzioni
Referendum: dalla burla alla figuraccia. Verso il tramonto dell'Ordine degli Psicologi
a cura di Rolando Ciofi, pubblicata il 10/07/2013
tag: referendum, ordine degli psicologi, counseling, art. 21, formazione continua
Grazie alle slide pubblicate da Mauro Grimoldi
sulla sua pagina facebook, che qui riporto, siamo in grado oggi di pubblicare i
dati, ancorchè ufficiosi, circa l'esito del referendum indetto dall'Ordine
Nazionale degli psicologi su tre punti:
Art. 1 (applicabilità del codice deontologico anche su internet)
Art. 5 (obbligo di aggiornamento permanente)
Art. 21 (divieto di insegnare tecniche psicologiche a non psicologi)
Va premesso che si è trattato di un
referendum assolutamente inutile, voluto per motivi di consenso elettorale della
nostra piccola "casta" in vista delle prossime (altrettanto inutili) elezioni
ordinistiche e privo di qualunque elemento che potesse dare agli elettori
effettiva capacità decisionale.
Infatti l'art 1 e 5 anche se non fossero stati riformati sarebbero stati comunque superati dalla
Legge e dal buon senso. Che chiaramente
dicono che la deontologia vale "de visu" quanto su internet o in ogni altro
luogo ove lo psicologo possa esercitare e che l'aggiornamento permanente è
obbligatorio per ogni professionista che eserciti in Europa qualunque tipo di
professione, regolamentata o no che sia.
L'art 21 invece, che altro non rappresenta
che una sciocchezza intimidatoria, sostituisce un altro art 21 altrettanto
ottuso intimidatorio e mai applicato... insomma che sia passato questo o che
fosse rimasto in vigore il precedente non avrebbe fatto alla fine molta
differenza.
Non ci stupiamo dunque della bassa
risposta dei colleghi alla chiamata referendaria (solo il 13,72% degli aventi
diritto ha partecipato al voto). Non è questa la figuraccia. I colleghi sono
stati chiamati a partecipare ad una farsa e legittimamente la stragrande
maggioranza di loro, alle prese con problemi di un mondo nel quale poco c'è
rimasto da ridere, ha deciso di astenersi.
Il problema semmai, per chi lo vede come
un problema poichè per altri di ennesima conferma si tratta, è che L'Ordine
Nazionale degli Psicologi una volta di più ha dimostrato al mondo la sua
sostanziale insipienza ed inesistenza. Sul Codice deontologico, carta fondante
della comunità, riesce a mettere insieme un 13,72% di partecipazione. Wow! Un
voto per ogni eletto della "casta" più una decina di sodali a testa. Ci si
consola poi con il fatto che la partecipazione al precedente referendum era
stata analoga.. Triplo wow! A qualcuno potrebbe venire in mente che è il sistema
che non funziona? Forse non agli psicologi, ma certamente a molti
politici...
Ma veniamo ad analizzare il
merito.
Art. 1 (applicabilità del codice deontologico anche su internet)
Qui non è tanto interessante il risultato
ovvio bensì il fatto che il 15% dei votanti abbia votato "No".
E' il segnale, piccolo, di una protesta. I
1701 colleghi che si sono espressi in questi termini mandano un messaggio duro,
di piena sfiducia, che sostanzialmente è traducibile così: "Qualunque cosa ci
proponga l'Ordine, fosse anche la cosa più ovvia e scontata, è da respingere...
Perchè? Perchè dell'Ordnine non ci fidiamo". Messaggio per me scontato ma sul
quale i nostri dirigenti ordinistici dovrebbero avviare una seria riflessione.
Art. 5 (obbligo di aggiornamento permanente)
Questa è la vera e propria figuraccia che
rende l'idea di una comunità professionale malata, arretrata, incapace di
guardare a se stessa ed al proprio futuro.
Il 42% degli "amici della casta" (poichè i numeri parlano chiaro, solo i dirigenti della comunità professionale degli
psicologi ed i loro più stretti amici, familiari e collaboratori, sono andati a
votare) dice no all'aggiornamento permanente che è:
a) legge dello Stato e dell'Europa
b) una regola di buon senso che nessuna persona di media cultura, psicologo o meno, saprebbe confutare.
C'è di che vergognarsi.
In ogni caso per gli psicologi liberi
professionisti forse (perchè ancora il Ministero competente deve approvare e non
è scontato che lo faccia) verrà introdotto (non si sa quando nè come) il sistema
FCP.
Rimane comunque certo che l'accreditamento
ECM rimmarrà obbligatorio per tutti i colleghi che lavorino nel pubblico,
direttamente o in convenzione, e che sarà comunque valido per tutti gli altri.
Nel caso poi che la questione si risolva con l'obbligo ECM per tutti gli
psicologi (cosa non improbabile) il numero di crediti ECM che ogni
professionista della sanità è tenuto ad acquisire per ogni triennio è di 150,
con un minimo di 25 ed un massimo di 75 per anno.
Il Mo.P.I. come noto sta organizzandosi per consentire a tutti i propri associati di adempiere agli obblighi senza costi
eccessivi.
Art. 21 (divieto di insegnare tecniche psicologiche a non psicologi)
La questione è ormai più che nota e sostanzialmente inutile è il ripercorrerla, per chi comunque volesse farlo
invito alla lettura di questo articolo a suo tempo pubblicato.
Il fatto è oggi squisitamente politico
professionale e su questo piano occorre rispondere.
Si è voluto affermare (riaffermare) il divieto per gli psicologi di insegnare tecniche psicologiche a chi psicologo non
è. E lo si è fatto attraverso una norma, peraltro già esistente, mai applicata e
non applicabile in futuro. Ma occorre prendere atto che l'affermazione politica
vi è stata.
Affermazione autolesionistica poichè
attraverso l'intimidazione si otterrà unicamente il risultato di ridurre gli
spazi occupazionali della comunità, ma pur sempre affermazione.
Bene. Ora occorre fare sul serio.
Riteniamo che a questo punto il problema vada affrontato nella giusta forma
contemporaneamente ossequiso delle regole che la comunità decide di darsi, della
legislazione vigente, dei diritti associativi ed individuali a tutela della
professione. Siamo dunque in attesa, e con un apposito ufficio legale ci
prepariamo all'incombenza, dei numerosissimi procedimenti diciplinari che con
coerenza gli Ordini vorranno da oggi approntare.
Ora, se la corporazione vuole almeno il
rispetto di quei pochi suoi amici che l'hanno votata (il 13,72%) deve essere
coerente e dimostrare, almeno a loro, di essere determinata.
Noi saremo con determinazione dall'altra parte a difendere le nostre idee e i nostri diritti.