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I centesimi dell'ENPAP
di Donatella Galliano, Mariarosaria Grazioso, pubblicato il 01/10/2005, fonte Simposio, Anno 1, numero 1, ottobre 2005
tag: enpap, cassa previdenza, assistenza, psicologi
Rispondiamo con piacere all’invito della redazione di inaugurare il 1° numero di SIMPOSIO con una riflessione sull’ENPAP. Ci rendiamo conto che come neoelette nel Consiglio di Indirizzo Generale dell’ENPAP, nella Lista di “NOI Psicologi”, possiamo rappresentare, nel complesso quadro previdenziale e assistenziale, un punto di forza, per obiettività e concentrazione sui contenuti e sui valori.
Entrambe proveniamo dall’attività clinica (l’ una in campo pubblico e privato, l’altra in campo privato), vissuta,come gran parte dei colleghi, nelle pieghe del territorio, a stretto contatto con tutte quelle problematiche che ogni giorno investono i colleghi su ogni fronte.
Nel difficile momento storico che viviamo, dove gli Psicologi affrontano ogni giorno una vera e propria lotta per la sopravvivenza, nella ricerca e nel mantenimento del lavoro, si collocano le problematiche evidenziate da un Ente quale è l’ENPAP. Un Ente che riscuote dagli esigui guadagni dello Psicologo medio una percentuale significativa da investire nella futura pensione.
E’ vero che il 10% di contributo soggettivo può sembrare esiguo a fronte della percentuale versata da altri professionisti o dai lavoratori del pubblico impiego, ma per i guadagni di quei colleghi che ogni giorno guardiamo negli occhi, è un’enormità. Se poi pensiamo che a fronte di quel 10% del reddito personale versato obbligatoriamente all’Ente, così come sancito dalla Riforma Dini sul sistema pensionistico ( L.n.335/95) e successivamente dal DL n. 103/96, verremo a riscuotere in futuro una pensione nettamente inferiore alla pensione sociale, come ben capite, noi, e immaginiamo anche tutti voi, siamo seriamente preoccupate.
In queste condizioni parlare di “qualità” della vita ci pare fantascienza o semplice faciloneria. Il compito dei consiglieri dell’Ente, appare quindi chiaro, è quello di adoperarsi per produrre dei cambiamenti tangibili nelle tasche degli Psicologi.
I problemi in merito sono molti e su diversi livelli. Il nostro Ente è indubbiamente ricco e solido sia per il contributo versato da tutti i colleghi che per il ridotto numero di pensioni che vengono attualmente corrisposte. Tuttavia, le pensioni che verranno corrisposte in futuro, anche a fronte di numerosi anni di contribuzione, saranno esigue poiché l’Ente risulta ingabbiato in un sistema di calcolo pensionistico inadeguato. Con la Riforma Dini infatti si è passati da un sistema retributivo, che prevedeva un calcolo delle pensioni basato sullo “stipendio”, ad un sistema contributivo, che prevede una pensione conteggiata sui contributi versati. Quindi un livello di intervento su cui dirigere congiuntamente i nostri sforzi è sicuramente una pressione sulle forze di governo per una ridefinizione della situazione normativa.
Per come appare oggi il nostro quadro previdenziale e’ singolare ricordare che l’Ordine Nazionale abbia votato già nel 1996 a favore della costituzione di un Ente Autonomo di Previdenza, così regolamentato e pertanto così penalizzante, senza avanzare alcuna ipotesi critica di uno scenario che prontamente si è verificato. Un ulteriore e fondamentale problema su cui intervenire ci viene offerto dalla politica degli investimenti.
Anche ad un occhio inesperto appare chiaro che “qualcosa” non ha funzionato. Tant’è che la Cassa è stata costretta a coprire, seppur in modo legale, i risultati negativi degli investimenti effettuati, con una scelta alquanto scioccante, connotando gli investimenti come “strategici” e contabilizzando in bilancio il valore di acquisto dei titoli invece del valore reale di mercato, calcolato ovviamente sull’anno cui si riferisce il bilancio.
Dal nostro punto di vista questa opzione appare perversa poiché non promuove alcun miglioramento concreto nel quadro finanziario e risulta inoltre profondamente discutibile sul piano della trasparenza. Infatti essa trasmette oggettivamente un’informazione dubbia agli iscritti che leggendo il resoconto del bilancio hanno l’illusione di un buon funzionamento della Cassa.
Se poi si scorre il bilancio si scopre magari, per ricordare una cosa allarmante fra tante altre, che i rendimenti degli investimenti non sono sufficienti a coprire l’obbligo di legge che l’Ente è tenuto a rispettare nei confronti degli iscritti. L’Ente infatti è stato costretto in più occasioni a ricorrere al fondo integrativo, prelevando dallo stesso le quote mancanti per la rivalutazione dei montanti. Per questa operazione lo stesso Ente è stato redarguito dal collegio sindacale, in seno al quale vi sono professionisti nominati dal Ministero del Tesoro e dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, che operano al fine di garantire il rispetto delle norme vigenti. Essi hanno sottolineato che l’attuazione di questa manovra ha carattere assolutamente straordinario e non può essere reiterata nel tempo. E’ quindi difficile credere che il solo andamento negativo del mercato azionario abbia avuto una responsabilità sul nostro bilancio!
Per quanto ci compete stiamo al momento approfondendo lo studio di questa difficile situazione avendo nostro malgrado la sensazione di assistere al gioco delle scatole cinesi. Man mano che si fa un po’ di luce su una situazione, anziché arrivare a soluzioni, si spalancano ulteriori dubbi.
Vogliamo inoltre approfittare di questo spazio dedicato all’ENPAP per sottolineare alcuni gravi problemi che covano da tempo nell’Ente: la comunicazione con gli iscritti e la riforma del regolamento elettorale. Al momento attuale constatiamo che l’ENPAP e il Popolo dell’ENPAP sono due entità completamente distinte. Spesso gli iscritti, paganti, non hanno cognizione della Cassa!
Questa carenza certo non può essere completamente imputabile ai colleghi iscritti, ma piuttosto ad un ente che non ha mai promosso con convinzione una adeguata informazione. Neanche vi è stato il tentativo di coinvolgere gli associati nelle spinose problematiche di questi anni, rendendoli responsabili e partecipi ai bisogni della nostra comunità, né si voluto “aprire le porte” dell’Ente, ottemperando alle norme di trasparenza, negli atti e nella comunicazione. Tutti avremmo apprezzato.
L’attuale regolamento elettorale ha palesato i suoi limiti mostrandosi molto dispendioso in termini di tempo e denaro: andrebbe modificato. A nostro parere, durante le operazioni di scrutinio, i rappresentanti di ogni lista dovrebbero poter assistere a tali operazioni nel rispetto dei principi democratici di rappresentanza e di trasparenza. Inoltre andrebbe garantita una composizione dei seggi il più imparziale possibile. La fase elettorale è di basilare importanza nella costituzione degli organi che compongono l’ente che gestisce le nostre pensioni ed è per questo che a nostro avviso andrebbe riveduta.
Chiudiamo ricordando che l’Ente fortunatamente ha previsto l’individuazione di Gruppi di Lavoro specificamente dedicati ai settori attualmente più importanti e critici. Sono pertanto stati istituiti nel Consiglio di Indirizzo Generale quattro Gruppi di Lavoro che si occupano rispettivamente di Previdenza e Assistenza, di Comunicazione, di Investimenti e di Regolamento. Entrambe partecipiamo a tali attività, l’una nel Gruppo “Comunicazione” e l’altra nel Gruppo “Regolamenti”. Nei gruppi lavorano a stretto contatto esponenti della maggioranza insieme a noi che rappresentiamo una parte della minoranza. Riteniamo e soprattutto speriamo che questo ambito più ristretto di studio ci permetta di perseguire meglio i nostri obiettivi di cambiamento nella trasparenza.