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Convenzioni
Sull'obbligatorietà dell'ECM per i liberi professionisti
di Jessica Ciofi, pubblicato il 16/09/2006, fonte Simposio, Anno 2, numeri 2-3, ottobre 2006
tag: ecm, psicologi, obbligo, liberi professionisti
Alcune Associazioni professionali di operatori sanitari, con riferimento alle considerazioni svolte dal TAR Lazio nella sentenza n. 14062/2004 del 18 novembre 2004 che ha rigettato il ricorso proposto dalla FIMMG avverso il decreto del Ministro della salute 31 maggio 2004, hanno chiesto alla Segreteria della Commissione nazionale ECM conferma dell’obbligatorietà del Programma ECM per i liberi professionisti. Le perplessità sulla obbligatorietà dell’ECM per i liberi professionisti sono derivate dal fatto che il TAR Lazio, nella richiamata sentenza, “per una migliore comprensione dei fatti in causa”, ha osservato, fra l’altro, che “L’ECM s’appalesa obbligatoria solo per i sanitari dipendenti dagli enti del SSN, o per quelli che con esso collaborano in regime di convenzione o d’accreditamento, tant’è che questo se ne accolla i costi. Viceversa, per i professionisti, che erogano prestazioni sanitarie non coperte dal SSN, il controllo della prestazione connesso alla formazione e all’aggiornamento è rimesso, oltre che al mercato (ossia all’apprezzamento, o meno, del cliente-paziente), agli Ordini ed ai Collegi professionali, onde per costoro l’ECM rappresenta un onere, non già un obbligo”.
Al riguardo si premette che, nella sentenza in questione, il TAR Lazio non ha affrontato il problema dell’obbligatorietà o meno dell’ECM per i liberi professionisti, ma si è limitato a svolgere, nelle premesse, alcune considerazioni sugli articoli 16-bis e 16-ter del decreto legislativo 502/92, e successive modificazioni, al fine di “chiarire per sommi capi il quadro fattuale e normativo di riferimento del DM impugnato”.
Si osserva altresì che la interpretazione data alle richiamate disposizioni non è posta dal TAR a fondamento della decisione di rigetto del ricorso, che la soluzione di detta questione era del tutto ininfluente ai fini della decisione assunta e che l’obbligatorietà del programma ECM per i liberi professionisti non era oggetto di impugnativa da parte della FIMMG, che rappresenta i medici di famiglia legati da un rapporto convenzionale con il S.S.N.
Le riflessioni sulla non obbligatorietà dell’ECM per i liberi professionisti, svolte dal TAR nelle premesse della sentenza, non sono condivisibili né sembrano fondate.
Da una parte, non è sostenibile l’interpretazione della obbligatorietà o meno dell’ECM basata sulla diversa attribuzione dei costi dell’ECM fra dipendenti/convenzionati e liberi professionisti, in quanto, per il personale dipendente e convenzionato, il S.S.N. si accolla, solo in alcuni casi e solo in parte, i costi dell’ECM. Infatti gli accordi, sanciti dalla Conferenza Stato-Regioni, hanno previsto che “i costi delle attività formative possono gravare sulle risorse per il finanziamento del Servizio sanitario nazionale … solo entro il limite costituito dall’importo complessivo medio di spesa annualmente registrata nel triennio 2001/2003 per interventi formativi nel campo sanitario nelle singole Regioni”.
Né, dall’altra, la obbligatorietà o meno dell’ECM si può basare sul “controllo della prestazione sanitaria” che, per il personale dipendente e convenzionato, sarebbe di competenza delle istituzioni mentre, nel caso dei liberi professionisti, sarebbe rimesso al mercato (ossia al cittadino) ed all’Ordine o Collegio professionale. Infatti il “controllo” della prestazione è comunque compito delle istituzioni e dell’ordine o collegio professionale (organo ausiliario delle istituzioni) ed è diretto a tutelare un prevalente interesse pubblico generale prescindendo dal rapporto che l’operatore sanitario ha con il S.S.N. e dall’eventuale assunzione anche parziale dei relativi oneri da parte delle strutture pubbliche.
E’, quindi , da escludere che le suesposte considerazioni, incidentalmente svolte dal TAR nelle premesse della sentenza al solo fine di inquadrare la problematica di riferimento del D.M. impugnato, possano legittimare la interpretazione della non obbligatorietà dell’ECM per i liberi professionisti.
Ciò premesso, si ritiene opportuno ribadire che il programma ECM è obbligatorio per tutti i professionisti della salute; gli articoli 16-bis e 16-ter del decreto legislativo 502 prevedono, in generale, l’obbligo formativo per tutti gli “operatori sanitari”.
La Formazione continua è, infatti, un requisito essenziale per il corretto esercizio professionale, ossia per il mantenimento nel tempo dell’abilitazione all’esercizio professionale di ciascun operatore sanitario; in quanto tale, deve essere necessariamente obbligatoria per tutti i professionisti e richiedere regole e garanzie uniformi su tutto il territorio nazionale. Regole e garanzie che sempre di più saranno comuni a tutti i Paesi dell’Unione europea.
La verifica periodica dell’abilitazione professionale, ossia la verifica del mantenimento di adeguati livelli di conoscenze professionali e del miglioramento delle competenze proprie del profilo di appartenenza, è possibile attraverso vari strumenti. L’ECM è, allo stato, l’unico strumento preordinato all’aggiornamento professionale ed alla formazione permanente per tutti i professionisti della salute che consente la verifica periodica del mantenimento dell’abilitazione professionale. Ovviamente saranno necessarie ulteriori specifiche disposizioni legislative in materia. Si rileva comunque che il d.d.l. governativo sulle professioni sanitarie non mediche (A.C. 3236) già prevede al riguardo che “l’abilitazione all’esercizio della professione sanitaria non medica è sottoposta a verifica periodica con modalità identiche a quelle previste per la professione medica”.
In tale prospettiva il Piano Sanitario 2003/2005, approvato con D.P.R. 23 maggio 2003, ha confermato chiaramente l’obbligatorietà della formazione continua per tutti i professionisti della salute. Il Piano sanitario, facendo riferimento al Programma ECM, fra i dieci progetti proposti per il cambiamento, prevede, infatti, quello di “realizzare una formazione permanente di alto livello in medicina e sanità” e, al riguardo, afferma che “elemento caratterizzante del programma è la sua estensione a tutte le professioni sanitarie”.
Inoltre l’Accordo fra il Ministro della salute e le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano, sancito dalla Conferenza Stato-Regioni del 20 dicembre 2001, ha fatto proprie le determinazioni assunte dalla Commissione nazionale per la formazione continua sulla obbligatorietà del Programma ECM per tutti i professionisti della salute; i successivi accordi non hanno modificato tale impostazione.
In conclusione, il Programma ECM deve ritenersi obbligatorio per tutti gli operatori sanitari dipendenti, convenzionati o liberi professionisti.
I documenti riportati sono tratti dal sito del Ministero della Salute. Appare chiaro l’obbligo formativo che il Ministero richiede (120 crediti entro il 31/12/2006) a tutti gli operatori sanitari, anche liberi professionisti. Dunque a tutti i colleghi psicoterapeuti e agli psicologi che si occupino di clinica. Sarebbero invece esonerati gli psicologi del lavoro, gli educatori e quanti tra i colleghi non esercitino attività sanitaria. Ricordiamo che sono altresì esonerati gli allievi delle scuole di specializzazione in psicoterapia e i colleghi che frequentino master o specializzazioni universitarie.
Estratto delle Determinazioni della CNFC del 24 novembre 2005
(integralmente tratto dal sito del Ministero della Salute)
La Commissione Nazionale per la Formazione Continua ha stabilito per l’anno 2006 che il valore dei crediti formativi da acquisire è di 30. Alla fine del quinquennio 2002-2006 di sperimentazione, gli operatori sanitari dovranno attestare di aver acquisito complessivamente 120 crediti formativi. La determinazione è stata recepita dall’Accordo stipulato tra il Ministero della Salute, le Regioni e le Province Autonome di Trento e di Bolzano sul “Piano nazionale dell’aggiornamento del personale sanitario 2005-2007” il 16 marzo 2006.
L’aggiornamento permanente obbligatorio di tutti i professionisti è una necessità ormai considerata da tutti come prioritaria. Non solo il Ministero della salute lo impone per gli operatori sanitari, ma la Comunità Europea richiede agli Stati di deliberarne le forme (per tutti i professionisti di qualunque settore) entro il 20/10/07. Analogamente la proposta di legge presentata dall’Ulivo sulla riforma delle professioni intellettuali lo ritiene un dovere deontologico e sancisce pesantissime sanzioni. Riportiamo più sotto estratti della Direttiva del Parlamento Europeo e della proposta di legge in questione.
Direttiva 2005/36/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 7 settembre 2005, relativa al riconoscimento delle qualifiche professionali
Articolo 22
Disposizioni comuni sulla formazione
[...]
b) secondo le procedure specifiche di ciascuno Stato membro, la formazione e l’istruzione permanente permettono alle persone che hanno completato i propri studi di tenersi al passo con i progressi professionali in misura necessaria a mantenere prestazioni professionali sicure ed efficaci. Gli Stati membri mettono in vigore le disposizioni legislative, regolamentari e amministrative necessarie per conformarsi alla presente direttiva entro il 20 ottobre 2007. Essi ne informano immediatamente la Commissione.
[...]
Camera dei Deputati, n. 1216, proposta di Legge d'iniziativa dei Deputati Mantini, Colasio, Margiotta, Allam, Villari, Lusetti, Maran, Gambescia, Martella, Marantelli, Cesario, Suppa, Garofani
Riforma della disciplina delle professioni intellettuali presentata il 27 giugno 2006
[...]
Art. 25
(Responsabilita` disciplinare)
1. Il professionista deve:
a) rispettare le leggi e il codice deontologico;
b) comportarsi in modo conforme alla dignita` e al decoro professionali;
c) provvedere all’aggiornamento della propria formazione professionale secondo quanto previsto dall’ordinamento di categoria.
2. Il professionista che non ottempera ai doveri di aggiornamento professionale e che interrompe l’esercizio professionale per un periodo prolungato, secondo i criteri stabiliti dall’ordinamento di categoria, e` radiato dall’albo.