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Per una migliore organizzazione delle professioni di ambito psicologico

di Rolando Ciofi, pubblicato il 12/07/2011, fonte Mo.P.I.

tag: accreditamento, professione, associazione professionale, ordine professionale

Per una migliore organizzazione delle professioni di ambito psicologicoAnche in occasione della manovra finanziaria di questi giorni si è sentito parlare di riforma delle professioni e di abolizione degli Ordini. Tutto fumo, naturalmente, ed i provvedimenti che dovevano essere adottati sono stati prontamente ritirati a causa delle pressioni esercitate dal sistema ordinistico.

Ma chiunque stia seguendo le vicende dell'ordinamento in questa materia, ben sa che è ormai questione di mesi, di pochi anni al massimo. Gli Ordini professionali rappresentano un sistema di gestione delle professioni intellettuali che è inevitabilmente destinato a tramontare per due motivi: il primo è che si tratta di un sistema disallineato rispetto all'Europa; il secondo motivo, ancor più importante, è che la società paga un costo, in termini della limitazione della concorrenza e dunque in termini di tariffe troppo elevate per le prestazioni professionali, che in questi tempi di crisi non si può più permettere.

Se in questo nostro paese alle prossime elezioni, ormai comunque imminenti, dovesse nuovamente vincere la destra, il sistema ordinistico, sia pure in modo traballante, potrebbe resistere ancora qualche anno. Se invece, come almeno da me auspicabile, dovesse vincere la sinistra o il centrosinistra, il tramonto e la radicale trasformazione del sistema ordinistico avrà una rapidissima accelerazione (ricordiamoci che fu proprio Bersani nel 2006 ad avviare fattivamente il processo).

Per quanto riguarda le nostre professioni (di ambito psicologico) sono ormai anni che il Mo.P.I., l'associazione che dirigo, auspica il superamento dell'Ordine degli psicologi ed una diversa organizzazione di tutto il comparto professionale. Ma nel direttivo nazionale del 1 luglio u.s. il Mo.P.I., da una posizione di critica. è passato alla decisione di andare oltre e prospettare a tutti i colleghi - anticipando i tempi della politica - un'organizzazione professionale nuova, fondata sui criteri dell'accreditamento anzichè su quelli dell'autorizzazione.

La riflessione parte dalla constatazione che l'Ordine degli psicologi è un intralcio all'organizzazione delle professioni di ambito psicologico perchè:

a) favorisce il conflitto tra le varie professionalità (psicologia, psicoterapia, psicopedagogia, counseling, mediazione, etc.) anzichè mediare una armonica organizzazione;
b) tiene basso il livello qualitativo delle nostre prestazioni, non essendo capace di imporre l'aggiornamento permanente e non essendo capace di certificare le specificità dei professionisti;
c) inibisce ai propri iscritti le possibilità di carriera professionale non essendo in grado di certificarne le competenze;
d) limita, attraverso i tariffari ed il controllo occhiuto sulla pubblicità, la possibilità di concorrenza tra i propri iscritti a danno sia della società sia dei colleghi più giovani.

Il progetto alternativo che proponiamo ai colleghi è quello di dar vita, da subito, a quattro associazioni professionali di categoria che si occupino, in maniera distinta, di: psicologia, psicoterapia, counseling e mediazione.

Nella nostra visione il Mo.P.I. dovrebbe esserne il contenitore 'ampio'. Ciò che auspichiamo però è che, indipendentemente dal Mo.P.I., altri seguano l'esempio e si dia vita a più associazioni di questo tipo, come già sta avvenendo per le professioni non regolamentate.

Ogni associazione, autonoma quanto a Statuto, organizzazione ed amministrazione, avrà un livello base per l'accesso (quello che le attuali Leggi prevedono), ma si caratterizzerà secondo le seguenti modalità:

a) certificazione dell'esperienza (livello base, livello senior, livello trainer, etc. documentato attraverso titoli, esami, etc.)
b) certificazione della competenza (settore di intervento documentato attraverso titoli, esami, etc.)
c) vigilanza sul mantenimento dei requisiti (i certificati saranno triennali e rinnovabili solo previa dimostrazione dell'aggiornamento e del mantenimento delle competenze)
d) per quanto riguarda le professioni non regolamentate (counseling e mediazione) cernita dei titoli di ingresso ed esame di ammissione.

Naturalmente le associazioni avranno uno specifico comitato scientifico, uno specifico codice deontologico (ricordiamo a proposito dell'attuale sistema che ad esempio gli psicoterapeuti rispondono a due codici deontologici tra loro anche significativamente diversi, quello dei medici e quello degli psicologi), una commissione disciplinare, una articolazione territoriale.

Come ovvio nessuno avrà l'obbligo di iscriversi a tali associazioni. E questo è un gran pregio poiché il contrario è che tali associazioni non avranno l'obbligo di iscrivere nessun collega. Lo faranno solo se convinte del suo valore. Da questa semplice constatazione nasce la rivoluzione dell'organizzazione professionale. L'Ordine non può discriminare, premiare, certificare specifiche competenze, stabilire graduatorie di carriera, imporre aggiornamenti e supervisioni... Le associazioni invece possono farlo. In quanto chi non ne vuole fare parte può comodamente starne fuori continuando a svolgere il proprio lavoro per il quale è comunque abilitato.

Perché un professionista regolarmente iscritto ad un Ordine dovrebbe accollarsi questa supplementare fatica? Ed un professionista (counselor, mediatore, etc.) che non ha l'obbligo di iscrizione ad alcun Ordine? Il motivo è semplice ed ormai ben prefigurato dal lavoro che da anni andiamo svolgendo. Per crescere, per impostare una propria carriera professionale.

Il Mo.P.I., attraverso vari strumenti, intrattiene rapporti di orientamento e di informazione con la società ( facebook ) e divulga nella società informazioni circa il ruolo della psicologia professionale, i suoi obiettivi ed i suoi operatori ( http://www.relazionediaiuto.it ).

Gestisce reti professionali ( LinkedIN ) e le mette in contatto con operatori di livello nazionale (psicoterapia, nuove dipendenze, psicologia dell'emergenza, psicologia multilingua, etc.).

Inoltre aiuta i propri associati ad acquisire visibilità sul piano scientifico culturale ( http://rolandociofi.wordpress.com ).

Tutti buoni motivi dunque per aderire ad un nuovo network che non vuole al momento sostituire l'organizzazione ordinistica, ma che è già pronto a farlo in qualunque momento qualora gli Ordini, come ampiamente prevedibile, dovessero collassare.

Siamo consapevoli del fatto che il progetto è ambizioso, siamo consapevoli del fatto che ci vorrà tempo. Ma ciò non ci scoraggia... anzi. Veniamo da lontano e vogliamo andare lontano. Oltre il panorama asfittico di professioni conflittuali. Verso una risposta articolata ed armonica ad una domanda di psicologia che la società pone con sempre maggiore forza.

Tutti coloro che siano interessati a questo progetto possono mettersi in contatto con noi (info@mopi.it). Nel prossimo mese di ottobre organizzeremo le prime riunioni dei singoli colleghi interessati al progetto.



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